Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/26

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Capo II.

Favore e munificenza de’ principi verso le lettere.

1. Copioso e illustre argomento (di storia ci ha dato questo capo nel secolo precedente. Ma in quello di cui scriviamo, assai più scarsa materia di ragionare ci si presenta. I duchi d1 Urbino, che tanto splendidamente in ogni tempo aveano promosse ea’avviate col lor favore le scienze, già più non sono. I Gonzaghi, che tanto ci hanno allora occupati, or appena ci offron cosa che degna sia e’essere qui rammentala *, perciocchè nè i duchi di Mantova (se se ne tragga il duca Vincenzo, che molti onori rendette al Chiabrera, come a suo luogo diremo, e il duca Ferdinando, che avendo coltivati gli studi, e quello della poesia principalmente, mostravasi favorevole agli uomini dotti) non furon molto solleciti di protegger le lettere, e solo alcuni tra essi fecer pompa di regia magnificenza ne’ teatrali spettacoli; nè i duchi di Guastalla, dopo la morte di Ferrante II, di cui abbiam parlato nel precedente tomo, non si presero gran pensiero d1 imitar gli esempii di quel coltissimo principe e di Cesare di lui padre; e negli altri rami sovrani ancora di quella illustre famiglia non veggiam cosa che abbia in questo genere renduto illustre il lor nome. Tra’ sovrani degli altri Stali d ltalia non mancarono alcuni che furono splendidi mecenati della letteratura, e aa’alcuni principalmente de’ romani pontefici deesi questa