Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/27

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PRIMO 15 lode. Ma ciò non ostante , le cose che di essi dovrem narrare, poste in confronto agli esempii di regia munificenza da noi rammentati nella Storia del secolo xvi, ci sembreranno ruscelli al paragone di amplissimi fiumi. De’ soli Medici si può dir con ragione che nel decorso di questo secolo non solo sostennero e uguagliaron la gloria de’ loro predecessori, ma la superarono ancora; e godendo della costante tranquillità in cui seppero conservar la Toscana , e profondendo gli ampii loro tesori non nell’assoldar truppe ad altrui danno e rovina, ma nel promuovere in ogni modo le scienze, fecer che la Toscana fosse in questo secolo considerata come il regno di Pallade e delle Muse. Non vi sarà capo di questo volume, in cui non dobbiam vederne luminose riprove. Ma qui vuolsi dare un’idea generale delle grandi cose da essi operate a pro delle lettere. II. Cosimo II, benchè principe di gracile complessione e da moleste infermità travagliato non rare volte, non lasciò nondimeno di mostrare in ogni possibil maniera quanto amasse le lettere, nelle quali per opera del gran duca Ferdinando suo padre era stato diligentemente istruito, e singolarmente nelle matematiche e nelle meccaniche (a). Le università di Pisa e di (a) De’ maestri ch’ebbe Cosimo II, ragiona diligentemente il dott. Giovanni Targioni Tozzetti nella sua opera intitolata: Notizie di alcuni Aggrandimenti delle scienze fisiche, ec., stampata in Firenze nel 1780, in quattro tomi in 4° Tra essi egli annovera Celso Cittadini, Giambattista Strozzi detto il Giovane, e il Galilei , che mentre era professore in Padova, venendo IT. 1 Wrtlici in rio ni’ n refluito a’ turo anlerruori: Cuiniu 11.