Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/279

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SECONDO 20 7 occhia^ ultimamente inventati in Fiandra a gran prezzo sono comperati dagli stessi personaggi , e poi donati a’ loro cortigiani, i (quali adoperati da essi fanno presso loro vicinissimi quei premii e quelle dignitadi, alle quali non giugne la vista loro, e forse non arriverà l’età. A dir vero però, sembra che il Galileo non perfezionasse il microscopio che nel 1624 j perciocché abbiamo una lettera da lui scritta in quell1 anno al principe Federigo Cesi, in cui mandandogli un microscopio, Invio a V. Eccellenza, gli dice, un occhialino per vedere da vicino le cose minute, del quale spero dì ella sia per prendersi gusto e trattenimento non piccolo, che così accade a me. Ho tardato a mandarlo, perche non V ho prima ridotto a perfezione, avendo avuto difficultà in trovare il modo di lavorare i cristalli perfettamente, lì og~ fetto s’attacca sul cerchio mobile, che è alla base, e si va movendo per vederlo tutto, ec. E segue descrivendo l’uso del microscopio5 il che pure egli fa in due altre lettere da lui scritte l’anno medesimo a Bartolommeo Imperiali e a Cesare Marsili, le quali si riportano da’ due suddetti scrittori, che aggiungono ancora la testimonianza di Niccolò Aggiunti lettore di matematica in Pisa in una sua orazione, stampata in Roma nel 1627. Ancorchè dunque concedasi, il che però non è sì agevole a provare, che altri prima che il Galileo prendesse a lavorar microscopii, converrà confessar nondimeno che questo grand’uomo, senza averne veduto alcuno, ideò ed eseguì egli pure lo stesso lavoro. Deesi però qui riflettere che qualche idea