Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/315

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SECONDO 3o3 studi elementari si volse alla matematica; e avido di penetrarla profondamente, andossene in età di 18 anni a Roma, e si diede a discepolo al celebre P. don Benedetto Castelli. Ivi avendo veduta l’opera del Galileo sul moto, gli venne in pensiero di scriver sullo stesso argomento5 e il fece con sì felice riuscita, che avendo inviato per mezzo del P. Castelli al Galileo il suo libro, questi lo ammirò, e invitato il Torricelli a venir seco ad Arcetri, sel prese in casa. Ma poco tempo poteron essi godere ed aiutarsi vicendevolmente de’ loro lumi, essendo il Galileo morto tre mesi soli dopo la venuta del Torricelli. Questi fu allor nominato matematico e filosofo del gran duca e professore pubblico di matematica nello Studio fiorentino, e finì di vivere in Firenze a’ 25 di ottobre del 1647 in età di soli 39() anni con gravissimo danno della filosofia e della matematica, che da lui potevano aspettare non ordinarii frutti. Quei nondimeno eli* esse ne riceverono , sono tali che bastano a dargli luogo tra’ più benemeriti illustratori di queste scienze. Nel 1644 ei pubblicò il suo Trattato del Moto, assai più accresciuto insieme con altri trattati fisici e matematici nella raccolta delle sue opere geometriche. In esse egli tratta della sfera e de’ solidi sferici, del moto dei gravi che naturalmente discendono 5 e ragiona ancora dei fluidi, del moto de’ proietti, della misura della parabola e della cicloide, e del solido acuto iperbolico. In tutte queste opere si mostra il Torricelli valoroso seguace del Galileo, e non solo illustra la dottrina del suo maestro, ma