Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/324

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3l2 libro anni 1647 e 1648 scrisse un trattato italiano su questo argomento, che non è però il libro che a lui faccia maggior onore. Benchè in Messina ei fosse sommamente onorato, fino ad essere ascritto alla nobiltà, accettò di buon animo nondimeno l’invito che gli fu fatto di andarsene a Pisa ad occupar la cattedra di matematica collo stipendio di 350 scudi, e vi giunse sul cominciar di febbraio del i()56. Poco felice fu il primo ingresso del Borelli alla sua cattedra; perciocchè gli scolari udendolo recitacela sua prelezione senza eleganza di stile, in cui mai non erasi esercitato, senza grazia di pronunzia e di gesto, senza felicità di memoria, annoiati, diedersi a strepitare per modo, ch’ei non potè finire la sua orazione. Presto nondimeno conobbesi il valentuomo ch’egli era, e il concetto del saper del Borelli divenne sempre maggiore tra gli scolari e tra’ dotti. Ei fu carissimo al gran duca Ferdinando II e al principe Leopoldo, e da questo fu scelto tra’ membri dell’Accademia del Cimento, di cui diremo più sotto. L’esperienze pubblicate sotto il nome di questa sì illustre adunanza furono in gran parte opera del Borelli. Egli perfezionò il sistema del Torricelli intorno alla pressione dell’aria: egli esaminò la natura e le proprietà dell’acqua gelata: egli con replicate sperienze rigettò la leggerezza positiva peripatetica. Queste sperienze furono in gran parte da lui pubblicate nella sua opera De motionibus naturalibus a gravitate pendentibus stampata nel 1670; e al principe Leopoldo dispiacque che il Borelli