Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/335

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SECONDO 3a3 fecondo l’uso fiorentino, cioè del 1638 secondo jl comune d’Italia. Il co. Magalotti annunciando tal morte a Ottavio Falconieri: S’ è perduto, dice (Lett.famigl. t. 1,p. 119), un grand’uomo appunto quando era in sul farsi conoscere. La maggior parte delle sue invenzioni se ne sono ite con lui, non avendo egli fidato alla penna cosa veruna. Qualche speculazione conferì jeri al sig. Borelli, il quale mi disse che poco avea potuto ritrarne, avendolo avuto a raccorre a grandissimo stento nell’agonia della morte. Io non so in che materia; ma credo che siano i remedii della Laguna di Venezia.... Credo ancora che gli conferisse il modo di medicare i porti infestati dallo scirocco e da qualche altro vento. Veggi amo in fatti che il principe Leopoldo gli avea data speranza di fargli aver da Venezia centomila scudi, se trovava il rimedio a quelle lagune (Lett. ined. t 1, p. 179), e eh1 ci lusinga vasi di averlo trovato per mezzo di certi rastrelli, con cui smuoverne il fondo e sollevarne il fango; col qual mezzo pure ei pensava di sanare il porto di Messina, non avvertendo che altra cosa era l’usare di un tal rimedio in un letto di poca estensione, c f usarla in un ampio porto, e in una laguna di varie miglia. Vuolsi però che de’ lumi del Michelini si valesse il Borelli nella scrittura che scrisse sulle dette lagune da noi accennata. Le Lettere del Michelini, pubblicate da monsig. Fabroni (iviy p. 168, ec.), ci mostrano ch’ei fu ancor consultato intorno a’ ripari dell’Arno, e intorno a un taglio che del fiume medesimo dovea farsi o sopra, o sotto Pisa. Ma egli aflaticossi