Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/383

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SECONDO 3}r Frantesi hanno trovato la vera cagione di tutto questo, allora dirò che abbiano preoccupato in ciò il posto e la gloria agli ingegni italiani. E quindi soggiugne: Ora io godo sommamente che da quei signori in Francia si vada con nuove sperienze e speculazioni promovendo la natural filosofia; ma ho anche qualche sospetto e gelosia, che dell invenzioni e speculazioni dei nostri maestri, e di quelle che abbiamo trovato noi, se ne abbiano secondo T usanza vecchia a far autori e ritrovatori gli stranieri. Questo rispetto mi fa andar ritenuto ad attaccar questo commercio con quei signori dell’Accademia Parigina , poiché non si può far di meno nello scrivere di non comunicar loro qualche cosa, e l’istesso dubitare dà campo a quegl ingegni pellegrini di ritrovar le cose, tratte dalle ragioni non dall esperienze. Dall altra parte parmi che sarebbe pur bene esser informati di quello clic si va operando e speculando in quell accademia, sicché io mi trovo irresoluto; e però ricorro a V. A. S. perchè mi comandi, come mi debbo portare in quest’affare. XLL1. Benché niun opera ne abbiamo alla luce, anzi benchè sia appena conosciuto fra’ dotti, è degno però di venir tra essi annoverato Gian Francesco Sagredo patrizio veneto. L’eruditissimo Foscarini, ragionando di alcuni dotti Veneziani de’ quali sarebbe a bramare che fosser rimaste più ampie memorie, Ma era ciò ancora, dice (Letterat venez. p. 316, ec.), più necessario da farsi rispetto a Gianfrancesco Sagredo, giacchè fu insigne filosofo , estimato dal Galileo, quale nel partirsi da Padova XLtl. Di fimnfr.inc«ro S*grailo.