Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/384

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3" a LIBRO voli’ averne un bel ritratto, e fi e serbasi tuttavia presso i di lui eredi. Ma fuori di cotesti segni di onorevolezza procedenti dall’affezione d’uomo straniero, non s incontra per entro all’opere de’ nostri chi rammenti pur solamente esservi stato al mondo un Gianfrancesco Sagredo, E se a luogo opportuno ci avverrà di riferirne alcuni particolari, il faremo per averli ricevuti da scritture che ne ragionano per incidenza. I)i questo illustre patrizio parla anche il signor Francesco Griselini Mem, di F. Paolo, p. 209), il quale afferma che presso il senator Nelli conservansi trentasei lettere originali del Sagredo al Galileo, dalle quali raccogliesi che il Sagredo tenea corrispondenza col re di Persia; che godeva di rinnovar le sperienze del Galileo; e che fra le altre cose perfezionò in varie guise il termometro da esso ritrovato. Anzi aggiugne il signor Griselini, che da un’altra lettera dello stesso Sagredo si deduce eh1 egli ha conosciuto l’uso del cannocchiale di riflessione; invenzione che ha fatto in questo secolo tanto onore a Isacco Newton. Trattandosi però di un sì pregevole ritrovato, sarebbe a bramare che si pubblicasse la lettera per cui tale onore si assicura al Sagredo. In una lettera da F. Paolo scritta al Lescasserio nel 1610, e citata dal Griselini, ei fa menzione del Sagredo, ch’era allora console in Aleppo, e ricorda le belle osservazioni da lui fatte sulla calamita: Est vir accuratissimi^, dice egli , et interfuit omnibus oh se reati ani bus, quas plurem olim nos fecimus, et aliquas in sui gratiam. et cum accubat vertici cupreo insistentibus, et cum innatantibus