Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/432

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4 20 LIBRO oscurità, dalla decadenza del romano Impero sino ai due secoli XIV e xv? E non ostante tutti gli sforzi e diligenze usate dagli scrittori del XVI secolo, Zarlino, Salinas, Galilei , Fogliani, Bottrigari, e alcuni altri, pure molto vi restava da illustrare, e sopra tutto da di. stinguere, quanto della greca musica poteva alla nostra applicarsi. Non è possibile in poche righe esprimere le osservazioni, le deduzioni, i precetti da esso rilevati spettanti alla musica pratica, ma singolarmente alla drammatica de’ Greci, il rinnovamento della quale è tutta gloria della città di Firenze. Convien dire che questa è quella parte, sopra di cui il nostro autore ha fatto profonde meditazioni e smidollato quanto di più raro è stato insegnato e praticato dai Greci, per applicarlo, per quanto sia possibile, alla nostra musica teatrale. Bel vantaggio per i compositori di musica de’ nostri tempi avere alla luce un autore unico e ricco di quanto richiedesi per trattare degnamente e illustrare un sì difficile argomento. Oltre l’illustrare di’ ci fece l’antica musica, fu ancora inventore di un nuovo stromento da corde da lui, in grazia di Urbano VIII, detto la lira barberina, e con nome greco anficordo, perciocchè era da amendue le parti munito di corde clic eran di metallo dall1 una, di nervo dall’altra. Egli stesso in una delle sue opere ne diede la descrizione, e la cetra da lui usata conservasi ancora presso i suoi eredi. Ma qualunque ragion se ne fosse, questo strumento del Doni, benchè allor lodato da molti, non fu adottato, e morì, per così dire, insieme col