Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/504

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493 libro la giurisprudenza, cioè del celebre Gianvincenzo Gravina. II. Jacopo Antonio Marta napoletano, che fin dal 1589 era stato professor di legge nella Sapienza di Roma (Caraffa, de Gj nifi. rom. t. 2, p. 4*7)1 andò poscia aggirandosi per diverse università d’Italia, e fu ancora in Avignone , e se in ogni luogo ottenne fama di valoroso giureconsulto, diessi ancora a conoscere per uom capriccioso, fiero e incostante; e a provarne la strana indole , basterebbe ciò che di lui si racconta, eli1 ei non volle in alcun luogo ricever la laurea, benchè niuno più di lui affettasse il titolo di dottore, che di sua propria autorità erasi imposto. Fissossi finalmente in Padova, ove dal 1611 al 1617 fu professore di diritto canonico, e poscia fino al 1623, che fu l1 ultimo di sua vita, di diritto civile (Papadop. Hist. Gymn. patav. t. 1, p. 268; FaccioL Fasti pars 3. p. 94, i42)* Molte opere diè in luce, e fra esse i giureconsulti fanno gran conto del trattato De Clausulis (a). Grande e magnifico è l’elogio che (a) L’onore che il Marta col suo vasto sapere ottenne a Napoli sua patria, fu a questa città confermato da molti altri dotti giureconsulti che vi nacquero e vi fiorirono , e che la rendettero per questi studi singo1 trinente rinomata in Italia. Fra essi merita distinta menzione Francesco di Andrea nato l’anno i(ji3 in ltavello nella Costa d’Amalfi, uno de’ più illustri e de’ più eloquenti avvocati di Napoli, e sollevato ivi a ragguardevoli cariche, e morto nella Capitanata nel 1698. A lui singolarmente dovettesi il miglior gusto introdotto in quel regno nello studio della giurisprudenza, e l’avere, come già l’Alciati e il Cuiacio, adoperata a