Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/512

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Soo 1.11(110 sola giurisprudenza che si accingesse ad illustrare il Gravina. L’arte poetica ancora gli dee non poco, e i due libri Della Ragion poetica, e il libro Della Tragedia, il picciol libretto De Insti lutione Poetarum, che dal ch. signor auditor Passeri è stato poi tradotto in lingua italiana e illustrato con alcune note e con una nuova Vita dell’autore (Nuova Race. iC Opuxc. t. 17), si annoverano giustamente tra’ migliori e tra’ più utili libri che su questo argomento si abbiano. Egli però fu un tra coloro che quanto vagliono nel prescriver le leggi per ben poetare, altrettanto sono infelici nel porle in esecuzione. Ei volle esser poeta, e oltre alcune altre rime, scrisse e pubblicò cinque tragediecd egli era persuaso che fosser cose eccellenti, e che fosse stato egli il primo a dare all’Italia l’esempio di tali componimenti. Ma meglio egli avrebbe provveduto alla sua gloria , come riflette monsig. Fabbroni, se pago de’ libri da esso scritti ad istruzione degli altri, non avesse voluto poetare a dispetto della natura. La morte del Caroprese suo antico maestro, e l’istituirlo ch’egli avea fatto suo erede, il ricondusse alla patria nel 1714? ma due anni appresso tornò a Roma, ed essendo stato con onorevoli condizioni invitato dalle più celebri università dell’Allemagna, il Gravina se ne scusò. Ma ben accettò egli l’invito fattogli dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II a trasferirsi all’università di Torino, ove sarebbe stato non solo professore di legge, ma anche direttor generale di tutti gli studi; e già apparecchiavasi egli a