Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/525

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AL CAPO 11 DF.L LIBRO II 5ld ili esso per quasi ottani1 anni corse per le mani de’ dotti immune da ogni censura. E solo l’anno 1620, allor quando già erano cominciate le controversie col Galileo, e fin dall’anno 1616 gli era stato ordinato di non sostener quel sistema, allor solamente per decreto dell’Inquisizione romana non fu già proscritta l’opera del Copernico, ma si comandò che a renderne lecita la lettura dovesser troncarsene e correggersene alcuni passi. Non è di questo luogo l1 esaminare per qual ragione sì lungo tempo si differisse a trovar degna di correzione l’opera del Copernico. L’argomento di questa mia Dissertazione è solo il mostrarvi che il sistema copernicano fu nel suo nascere, o, a dir meglio, nel suo rinnovarsi, da’ romani pontefici e dalla lor corte favorito e protetto. Io ve ne ho già recate più pruove, ma altre ancor ne rimangono. L’opera del Copernico, come vi dissi, solo l’anno 1543 fu pubblicata. Ma era frattanto già sparsa la voce delle astronomiche osservazioni da esso fatte, e del nuovo sistema da lui immaginato a spiegare i movimenti celesti. Avvenne frattanto che il Cardinal Ippolito d lisi e 11 vecchio verso il 1518 andossene in Ungheria, e seco condusse il celebre Celio Calcagnini. Era il Cardinal Ippolito, più che della piacevole letteratura, coltivatore studiosissimo delle gravi scienze e dell’astronomia principalmente. E ne abbiamo, oltre più altre pruove, la testimonianza dell’Ariosto, ove cel rappresenta in mezzo a una scelta e numerosa corona TiiiÀUoscin, Voi. XIV. dd