Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/524

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5 * 2 APPENDICE Cavalieri, non ebber coraggio a sollevarsi contro i volgari pregiudizii, e credon le stelle presaghe dell avvenire, anche il pontefice Paolo III si lasciasse avvolgere in tale errore. Sotto gli auspicii adunque di Paolo III uscì dalle stampe di Norimberga l’anno »543 la grand opera del Copernico. Egli non ebbe tempo a vedere per qual modo venisse essa accolta da’ dotti: perciocchè appena ricevute le prime copie del libro, ei cadde infermo e morì. Nè Paolo III potè con qualche atto di generosa beneficenza mostrargli quanto ei gradisse e pregiasse quell’opera. Ciò che è certo, si è che l’opera del Copernico non fu allora chiamata ad esame, nè fu accresciuta di errore. Nè è già che fin da que’ tempi non si avesse sospetto che da alcuni potesse il sistema copernicano tacciarsi come contrario alla cattolica religione. Prima ancora che l’opera del Copernico uscisse alla luce, cioè fin dal 1540, Giorgio Schonero inviando a un suo amico la lettera con cui Giorgio Gioachimo Retico avealo ragguagliato delle osservazioni astronomiche del Copernico, e del sistema da lui ideato, dice che non essendo esso corrispondente al metodo nelle scuole finallora tenuto, poteva forse cadere in sospetto ancor d’eresia: Lied, dice egli dell’opuscolo del Retico, consuetae hactenus docendi methodo non respondeat, possitque non unico themate usitatis scholarum theoricis contrarius, et, ut Monachi dicerent, haereticus existimari. Ciò non ostante, o niun sollevossi contro il Copernico, o sollevossi inutilmente; e l’opera