Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/531

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AL CAPO II DEL LIBRO II 51Q MEMORIA STORICA SECONDA SULLA CONDANNA DF.L GALILEO E DEL SISTEMA COPERNICANO Recitata nella stessa Accademia a’ 7 marzo 1793. Sembra, o signori, costante legge della natura , che come niuna di quelle cose le quali per arte e per ingegno si fanno, non è mai da ogni canto perfetta per modo che nulla vi si possa o correggere , o migliorare, così ancora non v’abbia uomo a cui qualche cosa per qualche lato non manchi a renderlo esente da ogni difetto e superiore alla p.’ù dilììcil censura. Anzi veggiam talvolta quegli uomini che per forza e per acutezza d’ingegno sembrano sollevarsi sopra gli altri tutti, e poggiar sì alto col volo, che si sottraggan quasi allo sguardo degli attoniti osservatori, scender poscia e precipitare con sì rovinosa caduta, che l’ammirazione e f invidia che per essi si avea, per poco non cambisi in derisione e in disprezzo. Come se la natura volesse per tal modo porgere un lusinghiero conforto a coloro che impotenti a tentare grandi intraprese si avvilirebbon forse di troppo, se non vedessero anche i sommi uomini abbassarsi talvolta al loro livello , e con essi umilmente radere il suolo. Chi avrebbe mai sospettato che il filosofo più ingegnoso per avventura che mai vivesse, e a cui il calcolo , f ottica, 1 astronomia , la fisica tutta debbon cotanto, dico f immollai Newton,