Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/542

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53o APPENDICE chi temerariamente asserì, (quel decreto essere stato parto, non di giudizioso esame, ma di passione troppo poco informata , e si udirono querele, che consultori totalmente inesperti delle osservazioni astronomiche non doveano con proibizione repentina tarpar 1 ale agli intelletti speculativi. Non potè tacere il mio zelo in udir la temerità di sì fatti lamenti. Giut li coi, come pienamente instrutto di quella prudentissima determinazione , comparir pubblicamente nel teatro del mondo come testimonio di sincera verità. Un dichiarato apologista dell* antico sistema del mondo, anzi il medesimo inquisitor più zelante, poteva egli parlare diversamente , se avesse preso a confutare il sistema copernicano? Ma più ancora. Non solo il Galileo si finge veneratore di quel decreto, ma per poco non ci vorrebbe far credere che per suo consiglio esso fossesi promulgato: Mi trovai allora, continua egli, presente in Roma, ebbi non solo udienze, ma ancora applausi dai più eminenti prelati di quella corte, nè senza qualche mia antecedente informazione seguì poi la pubblicazione di quel decreto. Ed ecco poi come egli ci dà l’idea dell’opera che mette in luce: Per tanto è mio consiglio nella presente fatica mostrare alle nazioni forestiere, che di questa materia se ne sa tanto in Italia, e particolarmente in Roma, quanto possa mai averne immaginato la diligenza oltramontana , e raccogliendo insieme tutte le speculazioni proprie intorno al sistema copernicano, far sapere, che precedette a notizia di tutte alla Censura romana, e che escono da questo clima