Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/543

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AL CAPO II DEL LIBRO II 531 non solo i dogmi per la salute dell’anima, ma ancora gli ingegnosi trovati per delizie degli ingegni. E poco appresso dice di voler con ciò far conoscere che il rimettersi ad asserir la fermezza della Terra, e prender il contrario solamente per capriccio matematico, non nasce da non aver contezza di quant’altri ci abbia pensato , ma , quando altro non fusse, da quelle, ragioni che la pietà , la religione, il conoscimento della Divina Onnipotenza, e la coscienza della debolezza dell ingegno umano ci somministrano. Dopo questo esordio, chi avrebbe creduto mai che il dialogo del Galileo dovesse essere la più ingegnosa dimostrazione del sistema copernicano , che forni a re allor si potesse? Egli è vero che a quando a quando, e sulla fine singolarmente, egli accenna che questa è una semplice ipotesi. Ma è vero ancora che a quel suo interlocutore Simplicio, a cui egli affida le parti di difender l’antico sistema, fa dire tante semplicità , e sì debolmente il fa sostenere la sua opinione, che cadde il sospetto a taluno che il Galileo sotto il nome di quel Simplicio volesse adombrare e deridere alcuni de’ suoi censori, e non mancò chi sospettasse, benchè a mio credere senza ragione, che lo stesso pontefice Urbano VIII ei disegnasse sotto quel nome. Nè io sarei lungi dal credere che i revisori, a’ quali fu data a esaminar l’opera del Galileo, leggendo quel sì modesto e religioso proemio, e non essendo poi in istato di ben comprendere gl’ingegnosi ragionamenti che si tengono nel dialogo , dalla esterior facciata