Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/56

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44 LIBRO di raro talento, e amantissima di ogni genere di erudizione e di scienza, appena deposto lo scettro, e abbracciata la religione cattolica, sen venne a Roma sulla fine del 1655, e tosto cominciò a raccogliere nel suo palazzo una volta la settimana quanti uomini dotti avea quella città (Mém, de Christ. t. 1, p. 501), fra’ quali erano ancora alcuni de’ più illustri patrizii romani. La prima adunanza si tenne a’ 2.\ di gennaio del 1656, e in essa, come poscia ancora nelle seguenti, alla filosofia morale, che era r oggetto de’ loro trattenimenti, si congiunse ancora la poesia che da molti di quegli accademici si coltivava. Breve fu allora il soggiorno di Cristina in Roma; ma poichè essa vi fissò stabilmente la sua dimora nel 1668, diede pruove sempre più luminose del suo favor verso i dotti. La ricca collezione di medaglie da essa fatta giovò non poco agli studi degli antiquarii, che spesso la citano ne’ loro libri. Un’altra accademia raccolse ella nella sua corte, rivolta singolarmente a coltivare l’italiana poesia, e che fu come la prima immagine dell Arcadia, la quale, poichè ella fu morta, venne istituita. Fra quelli che la frequentavano , erano Giammario Crescimbeni, monsig. Angiolo della Noce arcivescovo di Rossano e monsig. Giuseppe Maria Suares vescovo di Vaisons, Stefano Gradi, Ottavio Falconieri, Benedetto Menzini, Alessandro Guidi, il co. Alberto Caprara, i pp Niccolò Pallavicino , Pietro Poussin, Ubertino Carrara gesuiti, il Nori’ s che fu poi cardinale, Gianfrancesco Albani che fu poi Clemente XI, Manuello Schelestrate, e più altri dotti uomini