Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/72

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V. Vnirrrfità •li Ferrara e di Roma. Go LIBRO le controversie di religione, che allor si sentivano tener in moto la Germania, ed anche altre parti dell’Europa, aveano in sospetto ogni genere di novità. Quindi le ordinanze c/i essi fecero in materie appartenenti alla nostra università, non riguardavano altro che il mantenerla sull’antic o piede in cui eli’ era , o il porla in quello dell’università di Spagna , di cui soltanto aveano qualche buona idea. Onde gl’ingegni imprigionati, per così dire, tra le dottrine degli antichi non facevano ni un moto. Vennero, egli è vero, di tempo in tempo da Spagna per viceré alcuni nobili spiriti, e di un talento molto sopra la portata degli altri di quella nazione, che educati nelle lettere, e fatto avendo in quelle non dispregevoli progressi, gran segni di amore e di stima mostrarono verso coloro che le professarono. E questi si furono quegli appunto di cui onorevole, menzione fatto abbiamo nel proprio luogo di questa nostra Storia. Ma quel tanto che di buono durante il lor governo si faceva , era poscia da’ lor successori distrutto e guasto; e le lor ordinanze venivano da costoro malamente o assai poco eseguile. V. Clemente VIII quando si rendette signor di F errara, pensò a conservare nell’antico suo lustro quella università, che sotto gli Estensi era sì felicemente fiorita. I Brevi per ciò promulgali non da lui solamente, ma anche dagli altri pontefici che gli succederono, e i saggi regolamenti a questo fine medesimo pubblicati da’ magistrati di quella città, che si posson vedere diffusamente riferiti ed esposti nella