Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/142

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IV. Nuiixir Ji marini « le »ue Poesie. 66(5 LIBRO IV. Mentre tanti e sì ben meritati onori rendevansi in ogni parte al Chiabrera, non eran minori quelli che tributavansi a Giambattista Marini, che si dee a ragione considerare come il più contagioso corrompitor del buon gusto in Italia, e di cui perciò dobbiamo or farci a parlare. Giambattista Baiacca comasco ne ha scritta la Vita, stampata lo stesso anno 1625 in cui il Marini morì, e poscia ristampata più altre volte, e di lui innoltre favellano tanti altri scrittori, che non ci è d’uopo di gran fatica a raccoglierne le notizie. Ei fu di patria napoletano, ed ivi nacque nel 1569 da padre di professione giureconsulto, il quale perciò avrebbe voluto che il figlio battesse la carriera medesima. E forse sarebbe stato spediente all’italiana poesia che così fosse accaduto. Ma il Marini fu uno de’ molti che volsero dispettosamente le spalle alla giurisprudenza , per seguire le Muse. Sdegnato il padre, cacciossel di casa, negandogli perfino il pane. Il duca di Bovino, e poscia il principe di Conca, che ne ammiravano il raro talento , gli dieder ricovero, finchè un delitto giovanile da lui commesso il fece imprigionare, e poichè ebbe riavuta la libertà, lo persuase per timore di peggio a lasciare il Regno, e a trasportarsi a Roma, ove prima presso Melchiorre Crescenzi, indi presso il Cardinal Pietro Aldobrandini visse alcuni anni, e col secondo fu ancora a Ravenna e a Torino. In questa città rendettesi celebre il Marini non solo pel suo talento, ma ancora per le ostinate e più che letterarie contese che vi sostenne. La prima fu quasi una battaglia da giuoco