Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/147

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TERZO.671 in Italia sulla fine del 1622, e benchè molti in Roma volessero avere l’onor di alloggiarlo, egli antipose a tutti il fratello del suo antico benefattore, cioè Crescenzio Crescenzi. Fu ivi eletto principe dell’Accademia degli Umoristi. Ma poco appresso , * morto il detto pontefice, ed eletto a succedergli Urbano VIII, fece ritorno a Napoli, ove fu amorevolmente accolto dal vicerè duca d Alba. Pensava ei nondimeno di ritornare a Roma, ove era istantemente richiesto , quando sorpreso da mortal malattia, in età di cinquantasei anni, venne a morte a’ 25 di marzo del 1625. Quando si vide vicino al fin de’ suoi giorni, pianse e detestò le oscenità delle quali avea imbrattate le sue Poesie, e pregò che si usasse ogni possibile diligenza affin di sopprimerle. Ma il gusto del secolo e il plauso con cui da alcuni si accoglie tutto ciò che è favorevole al libertinaggio, aveale già troppo moltiplicate, perchè ei potesse ottenere ciò che bramava. Io non farò il catalogo delle Poesie del Marini, nè mi tratterrò a formarne il carattere. Inutile sarebbe il primo, che già trovasi presso molti scrittori, nè è molto glorioso all’Italia il serbarne memoria. Il secondo è noto abbastanza a chi ha buon gusto nell’italiana poesia, e tutti ormai confessano concordemente che pochi ebbero sì felice disposizione dalla natura ad esser poeta, e più pochi tanto abusarono di questa felice disposizione quanto il Marini, che volendo levarsi in alto assai più che non avesser mai latto tutti gli altri poeti, rinnovò i voli d learo, e per farsi più grande, TlllABOSCiil, Voi. XV. <)