Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/170

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694 LIBRO per vivere a prestare il suo ingegno e le sue fatiche ad altri, componendo ciò che gli veniva richiesto; e volsi che giugnesse a dettare un intero Quaresimale ad uno che volendo comparire eloquente oratore, non avea altro mezzo per ottenerlo che la sua borsa. Nel 1691 ,il Cardinal Ragotzchi primate della Polonia invitollo ad andar seco in quel regno col carattere di suo segretario *, ma non avendo ei voluto lasciar l’Italia, trovò finalmente nel Cardinal Gianfrancesco Albani, che fu poi Clemente XI, un amorevole protettore che gli ottenne dal pontefice Innocenzo XII un luogo tra’ suoi famigliari e un canonicato nella chiesa di S. Angelo in Pescheria, e oltre ciò nel 1701 fu nominato coadiutore nella cattedra d’eloquenza nella Sapienza di Roma del canonico Michele Brugueres, a cui le sue malattie non permettevano più di sostener quell’impiego. Ma poco tempo il sostenne anche il Menzini; che a’ 7 di settembre del 1708, in età di cinquantauove anni , finì di vivere. Appena vi ebbe genere di poesia italiana, in cui il Menzini non si esercitasse. Le sue Canzoni pindariche non hanno quella elevatezza d’idee, nè quella rapidità di voli che si ammira nel Chiabrera e nel Filicaia; ma hanno esse nondimeno e condotta ed estro ed eleganza che le rende degne di aver luogo tra le migliori. Nelle Canzoni anacreontiche, ne’ Sonetti pastorali, nelle Elegie, negl1 Inni sacri egli ha pochi che il pareggino , forse niuno che il superi: così vedesi in questi componimenti tutto il gusto e tutta le delicatezza de’ Greci. La sua Poetica in terza