Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/20

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544 Licno valore. Le Storie di questo secolo si risentono quasi tutte del reo gusto che infettò la maggior parte d’Italia, e il guasto e ampolloso loro stile non ce ne rende sofferibile la lettura. La critica e l’esattezza non è per lo più miglior dello stile, e le favole Anniane e le popolari tradizioni vi si veggono a piena mano sparse pressochè ad ogni pagina. Nondimeno di mezzo a molti cattivi storici, alcuni ci si offriranno degni di molta lode, e anche dalla letteratura de’ più infelici si trae talvolta non lieve vantaggio, perciocchè alcune notizie invano si cercherebbono altrove, e anche fra le sozzure nascondesi talor qualche gemma. Noi dunque andremo scorrendo su’ diversi capi di storia in cui gl’italiani in questo secolo s’esercitarono, e passando di volo su quelli a’ quali rendesi un onore forse non meritato col nominarli, ci tratterremo in ragionare di quelli al cui merito deesi maggior riguardo. E nel farlo noi seguiremo quell’ordine stesso che nella storia del secolo precedente si è tenuto ragionando prima di quegli scrittori che illustraron le scienze, le quali servon di guida o di fondamento alla storia, e poscia di quelli che direttamente presero a rischiararla, li- li La cronologia non ebbe in Italia nè un Seri II od «li n • ’% or • P cronologìa, retavio ne uno Scaligero, e noi confesseremo sinceramente che non abbiamo autore che possa contrapporsi a tai nomi. Nondimeno l’opera di Leone Allacci, italiano se non di nascita, almen di lungo soggiorno, De mensura temporum antiquorum, la Cronologia riformata del p Riccioli, di cui si è detto altrove, e l’opera De anno primitivo di Girolamo Vecchietti, del