Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/283

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la nostra narrazione di quella stima clic ispirerebbe ne’ suoi leggitori il sapere che fu la Spagna madre di così illustri sovrani. In questa guisa (p. 93) pensa il suddetto storico di trovare fin dove non v c, quello che può recar poco onore agli Spagnuoli, e non trova ciò che trovano altri men pregiudicati a loro vantaggio. — A vista (p. 1 q3) di quanto abbiam detto in questo § parrà incredibile che il Bettinelli e il Tiraboschi passino per quest’epoca, discorrendo minutamente della poesia provenzale , senza che scuoprano il menomo vestigio di Spagna. o di governo spagnuolo. Anzi per iscancellarne vieppiù ogni memoria sfigurano stranamente il cognome de’ nostri principi, senza che mai da loro vengano chiamati conti di Barcellona. titolo che gli darebbe a conoscere per Ispagnuoli. — L’Abate. Tiraboschi (p. 208) ha stimato di avere ragione di poter condannare l’intiera nazione Spagnuola ad esser per una fatal forza di clima portata al cattivo gusto. Questi sono i leggiadri colori co’ quali mi dipinge l’ab. Lampillas non sol ne’ passi da me allegati, ma in moltissimi altri ch’io tralascio per brevità 3 e non contento di questi tratti qua e là sparsi, sul fine della sua opera fa un epilogo della mia Storia, e pretende di dimostrare che tutto lo studio io abbia posto nell’oscurare la gloria spagnuola, cucilo screditare gli autori di quella nazione. Questo è ciò di che io dolgomi col sig. abate Lampillas, e me ne dolgo in faccia a tutti gli uomini letterati, cioè che egli voglia attribuirmi una rea intenzione, indegna d’uom saggio ed \