Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/284

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8o8 onesto, qual è quella di screditare, riguardo alla letteratura, la nazione spagnuola , per la quale io serbo, e in diversi passi della mia Storia ho mostrato , quel sincero rispetto di cui ella è meritevole. Io mi appello alla testimonianza vostra, e di tutti quelli da’ quali ho l’onore di essere conosciuto. V oi sapete, e sanno essi pure, se sia questa la maniera mia di pensare, e se io soglia prescrivere alle letterarie mie fatiche fini sì bassi e sì sconvenienti, quali il sig. abate Lampillas suppone. Io confesso che ho creduto ed ho scritto che gli Spagnuoli abbiano avuta non poca parte nella corruzione del gusto così ne’ tempi della romana letteratura, come nella decadenza che soffriron tra noi le lettere nel secolo precedente. Ed eccovi tutto il passo in cui ho proposta e spiegata la mia opinione 3 passo che meglio avrebbe fatto il sig. abate Lampillas a recar per intero. invece di recarne or un membro, or un altro, e ripeterlo più e più volte e in diverse maniere, talchè sembra ch’io altro non faccia nella mia Storia, che declamar contro la Spagna. A ciò concorse, dico io parlando del secolo xvii t. 2 , p. 26), ancora , come osserva un colto e ingegnoso moderno scrittore, il dominio che gli Spagnuoli aveano allora in Italia. Questa ingegnosa nazione, che sembra, direi quasi, per effetto di clima portata naturalmente alle sottigliezze, e che perciò ha avuti tanti famosi scolastici, e sì pochi celebri oratori e poeti, signoreggiavane allora una gran parte; i loro libri si spargevano facilmente; il loro gusto si comunicava; e come sembra