Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/296

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8ao medicina, che là trovavansi in gran copia i libri più pregevoli di queste scienze, recossi a Toledo, dove fatto discepolo de’ maestri spagnuoli , ed appresa la lingua arabica, che in que’ tempi era la lingua filosofica , recò in latino molti libri degli Spagnuoli, ed altri de’ Greci, che gli Spagnuoli recato aveano nella lor lingua. Tutto il valore, di Gherardo si fè conoscere in queste traduzioni, senza che composta egli abbia opera alcuna appartenente, a dette scienze, Chi non crederà, dirò io pure, leggendo questo tratto del sig. abate Lampillas, ch’io nulla abbia detto di tutto ciò eli ei va qui raccontando in lode della sua Spagna? Eppure bisogna sapere ch’io I’ ho scritto e stampato quasi colle stesse parole che qui egli usa. I primi studi nondimeno, io dico (t. 3), furon da Gherardo fatti in Italia, come abbiamo udito affermarsi da Francesco Pipino; ma avendo egli osservato che assai rari erano in queste provincie i libri degli antichi filosofi e matematici , e sapendo che presso gli Arabi delle Spagne ve n avea gran copia, recossi a Toledo, e appresa la lingua arabica, si accinse al faticoso esercizio di recare da quella lingua nella latina, ec. E poco prima io aveva affermato che Gherardo dovette verisimilmente in gran parte a Toledo i suoi studi e il suo sapere. Poteva io dire più chiaramente ciò eli’ ei mi accusa di avere dissimulato? Nè solo egli non vede ciò che vede ognuno nella mia Storia, ma dimenticandosi di ciò che ha letto, dopo aver affermato ch’io dissimulo in essa qualche gloria degli Spagnuoli, reca egli