Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/297

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♦ 8:? i stesso le mie parole con cui loro volentieri l’attribuisco. Udite di grazia: Per quanto, ei dice par. 2 , p. 162), si mostri prevenuto contro la spagnuola letteratura il sig. abate Bettinelli, non perciò dissimula qualunque, vantaggio recato dalla Spagna alla letteratura italiana, come fa il sig. abate Tiraboschi. In fatti dove si tratti de gii studi di filosofia, di matematica, di medicina dopo il mille, confessa l’abate Bettinelli, doverli l Italia agli Spagnuoli; non così l abate Tiraboschi, anzi dispone in maniera la sua Storia, che comparisca l’Italia la ristoratrice di tali studi in Europa, ed anche illuminatrice della Spagna. Quindi passa a ragionar lungamente degli studi e delle opere degli Arabi spagnuoli. per dimostrare quanto tutto il mondo debba a quella nazione. Ma il credereste voi mai? Per dimostrarlo , oltre i passi dell’abate Bettinelli, ei reca ancora diversi passi di quell’abate Tiraboschi che dissimula qualunque vantaggio recato dalla Spagna alla letteratura italiana , e che dispone in maniera la sua Storia, che comparisca l’Italia illuminatrice della Spagna. E cita le parole (p. 169) nelle quali io confesso che a que’ tempi era tra noi sconosciuta e dimenticata la filosofia, e ch’ella fioriva felicemente tra gli Arabi della Spagna. Se io affermo tai cose, come chiaramente le affermo per testimonianza del sig. abate Lampillas, come può egli accusarmi ch’io abbia in questo punto medesimo dissimulate le glorie letterarie de’ suoi Arabi spagnuoli?. Io lascio in disparte la ridicola accusa che egli mi dà par. 2, p. 196) di non aver dotto