Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/351

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contenta il sig. abate col raccontare i vantaggi recati da Carlo Magno alle lettere? ma soggiunge: Se T Italia ebbe allora la sorte di avere un principe che si adoperasse a farvi risorgere gli studi, ella dee confessare sinceramente che lì è debitrice alla Francia. (t. III) Si contenta bensì di nominare quei principi spagnuoli che sorpassarono tutti gli altri in farvi risorgere le arti e le scienze, senza confessar sinceramente che di tai vantaggi ne sia f Italia debitrice alla Spagna. Questa è, sig. abate Tiraboschi, quella grave e giusta mia doglianza eli’ ella non sa chiamar con altro nome, se non con quello di fanciullaggine. A tutte queste mie riflessioni vede bene il sig. abate che non può soddisfarsi col dire che da lui vien chiamato Alfonso d’Aragona. Sapeva ben egli, ch’essendo rimasto in Italia questo regio cognome ad illustrare alcune nobilissime famiglie, non era già questo a’ tempi nostri un non equivoco contrassegno con cui manifestare che Alfonso fosse spagnuolo. Anzi non manca autore italiano ben noto al sig. abate Tiraboschi, il quale in una sua opera stampata nel 1775, dove discorre dei principi italiani che favorirono gli studi in Italia nel secolo xv, » nomina Alfonso re di Napoli insieme coi Galeazzi, Medici, Estensi, Gonzaghi, ec., e poi passa a discorrere dei principi forastieri che favorirono i dotti italiani. Ma di ciò parleremo più distintamente nella seconda parte del Saggio apologetico (1). (1) Di tutti questi raziocinii dell’abate Lampillas io lascio l’esame e la decisione agl’imparziali lettori.