Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/352

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876 Andiamo avanti. Dice gentilmente il sig. abate Tiraboschi (p. 11) che quanto più s’avanza nella sua opera il sig. abate Lampillas, tanto più sembra che gli si annebbino gli occhi, ec. L’abate Lampillas dice che sono così fosche le nuvole con cui il sig. abate Tiraboschi si è studiato nella sua lettera di offuscare la verità, che non senza fondamento ha temuto qualche volta di avere annebbiati gli occhi, provando non poca fatica per mettere nel vero lume i passi del suo Saggio trasformati nella lettera del sig. abate, affinchè chiunque sa leggere, possa leggerli quali da lui furono stampati } mentre ciò solo basta ad una piena difesa. In questo luogo dunque l’abate Tiraboschi scrive: « ch’io dopo aver confutate le prove •* con cui egli ha procurato di dimostrare che Gherardo fu Italiano, e non già Spa« gnuolo, arreco diversi tratti, ne’ quali egli « ragiona del sapere di esso, e quindi con« chiudo: chi non crederà leggendo questi bei “ tratti della Storia letteraria, che il gran CmIic« rardo fosse un celebre filosofo italiano, che « arricchito in Italia d ogni genere di cognizioni ni, passò in Ispagna a far conoscere il suo <* valore, e che spargendo copiosi lumi di dot« trina dissipò le tenebre che per molti secoli a avevano ingombrato quel regno, ec. «. In qual diverso aspetto vien rappresentato questo tratto del mio Saggio da quello ch’io scrissi! Aprasi il secondo mio tomo nella pag. 147, e vedrassi che per tutto quel paragrafo quinto si tratta della patria di Gherardo senza far