Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/359

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883 « v’ingannate, caro amico. Niente di tuttociò ,< si trova nei capi della mia Storia, cioè nel 5 e nel 6 del libro quarto del mio terzo tomo. Ma « all’abate Lampillas, sebben se gli annebbino a gli occhi, gli è riuscito di scuoprire ilei tomo u quarto, dove io discorro dello stato di que« sti studi nel secolo decimo terzo, altri passi « che mal si confanno, anzi distruggono tutta u quella pretesa gloria dell’Italia, ch’io in’af« laticai ad istabilire nel tomo terzo, sebben « egli per sua bontà non mi ha rinfacciata « questa contraddizione. E credereste voi mai che io potessi pretendere d’accusarlo di « contraddizione, dov1 egli poteva convincermi « d’ima delle più manifeste? » Infatti 11011 è tale il dipingerci l’Italia dopo il mille come ristoratrice della filosofia, e illuminatrice anche della Spagna; e poi nel seguente tomo, dove si tratta della scoperta dell’Ago calamitato, scrivere: questa scoperta dovette farsi probabilmente nel decimo o nell’ lindecimo secolo, quando la filosofia fra noi appena si conosceva di nome, e fra gli Arabi all’opposto era assai coltivata; e confessare che fra gli Arabi di Spagna si coltivavano con grande ardore nei bassi secoli gli studi d’ogni maniera (tomo. quarto)? Ecco, signor abate, il fondamento della mia giusta doglianza, cioè la maniera con cui ella, dove si tratta del risorgimento degli studi dopo il mille, fa comparire gl’italiani i primi ristoratori, dissimulando il doversi a ragione questo vanto alla Spagna; e poi in altro tomo, dove si tratta di tutt’altro, che di questo risorgimento, confessa