Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/367

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8<ji d’Albornoz, sono quei singolari meriti che resero in vita questo celebre cardinale uno de’ più rinomati personaggi del suo tempo, e dei più benemeriti dell’Italia? E come dunque può pretendere di convincermi di mala fede in faccia al mondo tutto col dire che ha nominato l’Albornoz. dove io non gli rimprovero che di lui non abbia fatto menzione; e col dire che ha parlato lungamente della fondazione del Collegio di Bologna, che io non mi lamento che sia stata da lui dimenticata? Vedrà ben il mondo tutto la buona fede con cui il sig. abate mette davanti gli occhi de’ suoi leggitori in corsivo, come detto ila me , di’ ella non si è degnato di nominare il Cardinal Albornoz; che ella ne ha dimenticata la memoria (pag. 13, lett) senza esprimere dov’io mi lagno eli cila non l’abbia nominato, e qual sia la memoria dell’Albornoz eli1 io desidero nella sua Storia. Più chiaramente si vedrà questa buona fede del Tiraboschi, se esaminando quanto egli intorno a ciò scrive sul principio della pagina 13 della sua lettera. Qui dunque dopo recate quelle mie parole in questo luogo non posso non fare un amichevol lamento, ec., soggiugne parlando di me: Quindi dopo aver rammentate le grandi imprese di quel celebre cardinale (tra le quali non si vede la fondazione del Collegio di Bologna) e ripetuto più volte che io doveva pure farne menzione (dopo il passo da lui recato non lo dico neppure una volta) e dopo aver detto che da me è stata dimenticata la memoria del celebre Albornoz, (ciò dico parlando dell* abate Bettinelli, non già dell’abate Tiraboschi) conchiude: questa disgrazia però, ec.