Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/379

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9°3 Così pure non ho dissimulato quel poco di buono che ha detto il sig. abate di Lucano e di Marziale; anzi egli si lamenta che io gli abbia messa in bocca qualche lode di questi due Spagnuoli più espressiva di quello che abbia stimato dar loro il nostro sig. abate. Nemmeno son da me dissimulate le lodi con cui egli parla degli Arabi di Spagna, ai quali attribuisce lo scoprimento della proprietà dell’ago calamitato. Vedasi la pag. 169 del mio secondo tomo, e troverassi distesa questa lode col testimonio dell’abate Tiraboschi. Ugualmente vengono a me accennate le lodi date a S. Domenico ed a S. Raimondo di Pennafort, mentre assicuro nella pag. 197 che i meriti di questi due grandi uomini non sono stati dimenticati nella Storia letteraria d’Italia. Che se poi non rammento gli elogi che il sig. abate fa di Alfonso di Aragona, non è già perchè pretenda . dissimularli, ma perchè non appartengono a questa prima parte del mio Saggio: troveransi bensì nella seconda parte. Eccovi il mio accusatore, che mi fa dissimulare ciò che io chiaramente ho detto, e che quando dissimulato l’avessi, non proverebbe egli giammai che ciò fosse dissimular qualche cosa che basti ad iscusarlo della troppo sfavorevole prevenzione contro la nostra letteratura. E valga il vero: come mai ha creduto il sig. abate con queste scarsissime lodi date ad alcuni Spagnuoli gettar la polvere agli occhi della nostra intiera nazione, acciocchè non vegga quella continuata condotta da lui tenuta nella sua Storia, con cui la fa comparire corruttrice