Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/426

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95° gli Apostoli non abbiano alla posterità tramandata. per tradizione quella formola della nostra (credenza. Io le rendo grazie di questa notizia. Ma perchè ella sa bene elio siatn 3 in un secolo malizioso, in cui di ogni cosa si pretende arditamente la pruova, la prego in grazia a indicarmi, onde abbia ella saputo che per ciò fosse il Valla accusato, acciocchè io possa con coraggio difendere la correzione che farò della mia Storia. Nella sua apologia, dirà forse alcuno, il Valla afferma che la proposizione per cui fu accusato, fu questa: Symbolum non factum esse ab Apostolis per particulas. Aggiugne il Valla ch’ei chiese al predicatore F. Antonio da Bitonto, con quale autorità affermasse il contrario j e io il chieggo di nuovo, ei dice, e a lui e a tutti: nec modo id, quod in quaestione proposui, verum etiam, quis omnino tradat ab Apostolis Symbolum conditum. Nel che è evidente, continuerà a dire qualche importuno critico, che questa seconda interrogazione, indegna certamente d’uom cristiano, si fa or solamente nella sua Apologia del Valla, dopo che il processo era già ultimato e conchiuso, e che perciò per essa ei non fu processato. Di fatto siegue il Valla dicendo che taluno aveagli obbiettata l’autorità di Graziano, che cita S. Isidoro; e risponde: Quaero te: ait ne, per particulas conditum? Minime. Jam liberatus sum. Dunque, conchiuderà costui, il Valla fu accusato all Inquisizione solo perchè avea negato che ciascheduno Apostolo avesse steso il suo articolo, e l’altra proposizione non fu da lui avanzata che dopo il processo. Io le confesso che a chi