Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/428

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952 ecco così invincibilmente confutato il mio detto. E non men convincente è l’apologia ch’ella fa dello stesso pontefice, ove avendo io scritto che pare ch’egli non si curasse di mantener la promessa data di radunare un concilio generale, reca un lungo passo di Giulio II, in,cui a sua discolpa afferma fra le altre cose, che non gliel’avea permesso la necessità in cui si era trovato di ricuperare le terre della Chiesa. Ed ecco qui pure il pontefice pienamente assoluto dall ’ingiusta taccia da me, o piuttosto da’ cardinali raccolti in Pisa, appostagli di aver colle guerre turbata la tranquillità della Chiesa e di tutta l’Italia. Di somigliante robustezza sono tutte le altre note da V. P. reverendissima a questo tomo aggiunte a difender la memoria de’ romani pontefici, che le sembra da me oltraggiata. Della rara magnificenza di Leon X nel fomentare gli studi parevami d’aver detto non poco, singolarmente col produrre un bel passo di Raffaello Brandolini, in cui ne fa un magnifico elogio, e dice fra le altre cose, che chiamava alla sua corte anche i più dotti teologi, i più profondi filofosi, i giureconsulti, ec. Ma ho poscia aggiunto che il vedere il pontefice dilettarsi tanto di poesie e di commedie non troppo oneste, avvilì non poco la gravità pontificia, e risvegliò ancora sospetti a lui poco onorevoli 5 e che inoltre la preferenza da lui data agli ameni studi sopra le gravi scienze, fece che queste non fosser molto curate. Perciò ella prende a pag. 19 a difendere la rara illibatezza e la pietà di Leon X, lodata anche da Erasmo, c