Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/437

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di parola in parola il lesto originale, c la ver sione ne riusciva perciò intralciata ed oscuris sima. Io non veggo che nè il Cano, nè i padri Quetif ed Echard provino il contrario. Anzi non credo eli’ ella abbia provveduto all’onore del Gaetano, rimandando i lettori a ciò che ne dice il primo di questi scrittori, il quale ne’ passi da lei allegati non ne parla con molto onore. Ecco ciò ch’ei ne dice nel libro secondo cap. 11, che è forse anco il più moderato de’ passi in cui ne ragiona: Cajentanus vir c.um primis eruditus et pius sed qui in Libris Sacris constituendis Erasmi novitates ingeniumque secutus, (dum alienis vestigiis voluit insistere, propriam gloriam maculavit. Ma in niun luogo campeggia meglio il saper teologico di V. P. reverendissima, che nelle due annotazioni a pag. 278 e 280. Parlando de’ Comenti del Sadoleto sull’Epistola di S. Paolo a’ Romani, io ho detto che quell’opera fu dapprima proibita, perchè parve ad alcuni che in essa ei si accostasse a IT errore de* Scmipelagiani intorno alla grazia, e gli fu ancora imputato a fallo il distaccarsi in parte dalle opinioni di S. Agostino. Quella parola alcuni sta male, secondo V. P. reverendissima, e deesi dir molti; e credo certo ch’ella gli avrà computati sulle magistrali sue dita, per accettarne il numero. Aggiugne ella con molto zelo, che non sa per qual cagione non si avesse a imputare a fallo al Sadoleto il discostarsi dalla dottrina di S. Agostino; la qual riflessione saprà bene V. P. reverendissima contro chi sia diretta; perciocchè, quanto a me, io non ho