Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/438

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mai scritto che ciò non gli si dovesse imputare a fallo. Ben contro di me è diretto ciò che segue, cioè ch’ella non vede come si possano da un Teologo annoverare tra le semplici opinioni quelle sentenze che per tutissima et inconcussa dogmata sono state riconosciute dalla santa Sede. Perdono, pietà, Padre reverendissimo. Sono vent’anni dacchè io ho lasciata da parte la teologia, e perciò merita qualche indulgenza un non teologo se ha chiamate opinioni le sentenze di S. Agostino. Un’altra volta sarò più cauto , e mi guarderò bene dal confondere le opinioni colle sentenze ricevute dalla Chiesa quai dommi, e lascerò poi a V. P. reverendissima il provare che tali fossero quelle nelle quali il Sadoleto discostossi da S. Agostino. L’altra nota è diretta a difendere il Badia maestro del sacro Palazzo, da cui l’opera del Sadoleto fu proibita. Ed era ben conveniente che V. P. reverendissima lo difendesse, benchè io non l’abbia in alcun modo nè con alcuna parola accusato e ripreso. Solo io la prego a indicarmi su qual fondamento ella abbia autorevolmente affermato: Non nego che sia poi stata permessa La lettura del libro medesimo (del Sadoleto). Ma non ammetto che sia stata permessa senza le dovute correzioni e dichiarazioni. Io non vorrei sembrarle ardito di troppo. Ma finchè V. P. reverendissima non mi pruova il contrario, io son costretto ad ammettere ciò ch’ella non ammette. Egli è bensì vero che al Sadoleto fu imposto di fare una nuova edizione dell’opera in cui alcuni passi ne fosser corretti. Ma questa seconda edizione non si fece che