Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/439

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noi 153C>, c fin dall’anno precedente era stata rivocata la proibizione dell’opera, come io ho provato colla testimonianza del Negri famigliare del Cardinal Contarmi. Di fatto non trovasi nel* l’Indice de’ libri proibiti menzione alcuna di quella edizione, che vi sarebbe rimasta inserita, se la proibizione non fosse stata rivocata; ed è perciò evidente che il Badia, forse meno zelante di V. P. reverendissima, fu pago della promessa fatta dal Sadoleto di correggere in una nuova edizione que’ passi che potean sembrare o pericolosi o sospetti; e che in virtù di questa promessa, la proibizione del libro fu rivocata. Per difendere Isidoro Clario dalla taccia di plagiario da alcuni appostagli, perchè spesso nel comentar la sacra Scrittura si vale delle opinioni del protestante Munstero senza mai nominarlo, ho detto che forse ei così fece, perchè allora il citare un autor protestante sarebbe stato imperdonabil delitto. Non piace questa ragione a V. P. reverendissima , la quale ingegnosamente osserva che il Cano, l’Arias, il Pidio ed altri citarono i Protestanti impunemente. Io ho dunque errato, e converrà annoverare il Clario tra’ plagiarii per decisione del V. P. reverendissima; se pur ella non vuol menargli buona un’altra scusa , cioè che il Clario non volle esporsi a vedere le sue opere imbrattate dall’inchiostro di alcuni che per ordine, dicevano essi, di un rispettabile tribunale visitavano le biblioteche, ed ove ne’ libri trovavano nominato qualche autor protestante, benchè non fosse delitto il nominarlo, inesorabilmente lo cancellavano; della quale carneficina veggonsi spesso pur troppo compassionevoli documenti.