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42 Apologia de’ Conduttori.

RISPOSTA.

Rispondo, che i Conduttori prestano lo stesso uso per li fulmini terreni, che per li fulmini celesti. Se i conduttori hanno le punte erette in aria, tengono altresì punte immerse dentro la terra. Il fuoco, che si aggira per la terra, e che si caccia per le vene di acqua e di metallo, e per l’interruzioni, che sempre contengono anche i corpi resistenti, accostandosi alle radici degli edificj armati, incontrerà le punte, e i denti dei Conduttori, si scaglierà in essi, salirà fino alle cime sopra i tetti, e quivi si scaricherà nell’aria. È vero, che l’aria è corpo resistente; ma in tempo procelloso contiene nuvole, e vapori assai depressi, che toccano gli Edificj, e la terra. I nuvoli dunque, ed i vapori per esser deferenti ed assorbenti, dalle punte vicine de’ Conduttori assorbono il fuoco tramandato dalla terra; poichè in tal caso convien dire, che le nuvole sieno elettrizzate negativamente, o in meno, cioè, che scarseggino di fuoco elettrico, onde sgorgar debba quello della terra per riempirne il vuoto, e restituir l’equilibrio.


DE-

    artificiali, o de’ getti delle Aurore Boreali, (tutto il resto del Cielo allor s’infiammava): e queste folgori per consenso di tutta la compagnia, e degli Americani, ignari senza dubbio de’ Sistemi Europei, manifestamente si vedevano uscir dalla terra. Non è raro veder simili spettacoli anche appresso di noi: ecco un’altra osservazione, tratta dal Viaggio nel Banato, e nella Transilvania del Sig. Cav. Born, lett. x. „La sera avanti la mia partenza da oreviza (nel Banato). sopravvenne un temporale spaventoso. Io mi stava sulla soglia della porta della casa del Sig. Commissario delle Miniere: tra il lume de’ lampi, andavamo osservando, che vicino ad una casa situata in faccia del palazzo di città, ascendeva e discendeva una fiamma, fenomeno che si replicò più volte: il giorno dopo facendo delle ricerche trovammo, che sotto di questo luogo v’era una vena di pirite, la quale dunque produceva quelle esalazioni elettriche“: Tengo quefta notizia dal mio dotto amico Sig. Ab. Fortis.