Pagina:Toaldo - Dei conduttori per preservare gli edifizj da' fulmini - 1778.pdf/83

Da Wikisource.

67

DEL CONDUTTORE POSTO AL CAMPANILE

DI SAN MARCO.

1.

L’

Eccelsa Torre di S. Marco in Venezia secondo il Sansovino avrebbe avuto cominciamento d’intorno nove secoli addietro, cioè nell’anno 888 della nostra era, sotto il Dogado di Pietro Tribuno; ma sarà stato un altro campanile demolito; poichè il Vasari nella vita di Arnolfo attesta, che un celebre architetto per nome Buono, verso il 1152, al tempo del Doge Domenico Morosini, fondò il campanile di S. Marco, con molta considerazione e giudizio, dice, avendo fatto così bene palificare e fondare la platea di quella torre, ch’ella non ha mai mosso un pelo1. Per quello che soggiunge, non aver essa altro di buono in se, nè maniera, nè ornamento, nè in somma cosa alcuna che sia molto lodevole, il Vasari ha torto; poichè se nel corpo inferiore non ha incrostature di marmo, nè colonne, come quelle di Firenze e di Pisa, non manca alla camera delle campane, ed all’Attico, nè di colonne, nè di marmi, nè di bronzi, nè di sontuose cornici, ed altri ornamenti; e certamente in pieno questa Torre ha la lode di grandezza, di robustezza, e di bellissima proporzione nel suo tutto, e nelle sue parti.

2. Comunque sia di ciò, la grande elevazione di questa Torre, il suo sito isolato, e più ancora, come si proverà, le molte ferramenta che vi entrano l’hanno resa soggetta in passato al frequente insulto de’ fulmini; e negli Archivj dell’Eccellentissima Procuratia di Sopra per occasione di ristauri si trova registro di nove fulmini, che solamente ne’ quattro ultimi secoli la percossero.

3. Il primo fu nel 1388 ai 7 di Giugno. Il secondo nel 1417 per cui incendiossi la piramide, il cui castello era di legname, e così deve essere stata rifatta; poichè nel 1489 ai 12 di Agosto a ore di notte arse di nuovo per fulmine, nel qual momento fu


I  2 col-

  1. Il Sig. Temanza, dottissimo Architetto Veneto, nel bel volume delle Vite de’ più celebri Architetti e Scultori Veneziani di recente dato alla luce, rileva l’error del Vasari, e conferma con chiare prove la tradizione del Sansovino.