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P. I. Cap. II. Influenza del Gelo. 39

do dentro d’essa gli spiriti, e l’esalazioni, che avrebbe perduto.

§. VII. Del Gelo.

49. Gli effetti del gelo sono in parte utili, in parte dannosissimi alla campagna; l’utile viene da ciò, che il gelo gonfia e divide le glebe, meglio di qualunque lavoro. L’acqua gelandosi si dilata fino a squarciare i cannoni di bronzo; i mattoni, e le pietre sono ridotti in polvere. Così la terra, gelandosi intimamente nell’inverno, si scioglie, e cade in polvere alla primavera cum zephyro putris se gleba resolvit. Così il gelo supplisce ai lavori, apre i pori della terra per filtrare i succhi, e prepararli per la vegetazione.

50. Ma per questa stessa forza di dilatare, che ha il gelo, talvolta uccide le piante, se le sorprende assai umide, come accadde nei crudeli inverni del 1709. e 1740. L’umido, e il succo istesso delle piante, gelandosi ne squarcia le fibre, i vasi, e la corteccia. A questi danni sono esposte sopra tutto le piante tenere, o succulenti, piene d’un fluido acquoso, come i salici, le noci, i fichi, le vigne, e tutte le piante nelle terre umide, esposte alla tramontana. Il fatale è, se arriva bruscamente il disgelo (poichè un disgelo graduato non fa male); peggio ancora, se questo disgelo è susseguito da un nuovo gelo, o gelicidio: quando la neve, la bruma, o il gelo precedente fondendosi, l’acqua non ha tempo di scolare, o asciugarsi, e ritorna a gelarsi, allora tutto è guastato come accadde nel 1709. a tal disastro poi sono più soggette le rame e le piante esposte al sole di Levante, e di mezzodì.


C  4 §. VIII.