Pagina:Toaldo - La meteorologia applicata all'agricoltura - 1786.pdf/41

Da Wikisource.

P. I. Cap. II. Influenza delle Brine ec. 41


53. Non si può per tanto negare, che la gragnuola non abbia qualche compenso, e non fertilizzi in qualche senso la terra, come l’acqua di neve. Di fatto dopo le gragnuole, che non sieno seguitate da secco, si vede tutta la Campagna rinverdire, e mettere un grandissimo morbido; ed il granturco, ed altri grani che si seminano dopo, rendono più che all’ordinario.

§. IX. Delle Brine, e delle Brume.

54. La rugiada congelandosi forma la brina, simile alla neve. La brina, se sopravviene alle piante, che hanno germinato, esempigrazia, in Aprile, fa loro molto danno, tanto come gelo, che per la mescolanza di materie caustiche, sopra tutto se il sole la sorprende: in una parola la brina brugia; perciò in altri tempi ella può utilmente mortificare l’erbe e le biade troppo lussuriose; e in generale può far del bene, come rugiada, come neve, e come gelo.

55. La Bruma è una brina, che si attacca agli alberi, gelandosi la nebbia: ella aderisce alle festuche, all’erbe, alle rame degli alberi, ai capelli degli uomini, ai peli degli animali; talor forma come delle candele, e de’ grappoli di uva, e di ghiaccio, che fanno piegare, e talor per il peso rompere i rami, specialmente degli alberi fragili. Le brume producono i buoni effetti delle nebbie, delle rugiade, delle brine, della neve. Secondo alcuni ne fanno un altro; uccidono le uova degl’insetti, poichè niente è più penetrante che un freddo umido; di fatto dopo gl’inverni abbondanti in brume, ed in geli, si vedono pochi bruchi la primavera. Così la divina providenza distrugge colle nevi gli augelli, ed altre bestie voraci, che in fine desolerebbero le campagne.


§. X.