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42 P. I. Cap. II. Influenza delle meteore ignee.


§. X. Dei fulmini, e dell’altre meteore ignee.

56. Avanti la scoperta dell’elettricismo dell’atmosfera, non s’intendeva in fondo niente della natura e degli effetti del fulmine, e poco più dell’altre meteore. Ora è quasi fuor di dubbio, che il fuoco elettrico è il grande istromento della natura, il principio dell’evaporazione, dei venti e delle procelle, dei terremoti, dell’aurore boreali, e sopra tutto dei fulmini, che non sono altro se non che grosse esplosioni di fuoco elettrico, in tanto che concentrato nell’aria, o nella terra, squarcia i corpi refistenti, per portarli nei deferenti, e mettersi in equilibrio fra due luoghi.

57. Consta, che il fuoco del fulmine, come il fuoco elettrico, segue, a preferenza degli altri corpi, i metalli e i fluidi acquosi; se questi sono interrotti, o limitati, quivi è dove scocca, e fa stragi a proporzione della sua quantità e furia. Gli edifizj, come è già noto, che contengono metalli interrotti, e gli animali, non meno che gli alberi, pieni di fluido rinchiuso in vasi, e membrane resistenti, vanno soggetti all’ingiurie del folgore. Si è trovato mezzo di difendere gli edifizj per via de’ conduttori metallici continuati fino in terra. Quanto agli alberi, quelli che contengono della resina possono in parte difendersi da questo pericolo, come l’alloro, l’olivo, il pino, e simili. È questo forse il fondamento della pratica popolare di tenere nelle case, di porre sulle cime de’ campanili, negli angoli de’ campi, delle rame d’olivo benedetto, e di brugiarne nelle case nei temporali. Gli altri alberi abbondanti di succo acquoso, come i piopi, i mori, le noci, sono più frequentemente colpiti e squarciati dai fulmini.

58. E questi sono i fulmini propriamente detti.


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