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58 P. I. Cap. III. Dell’Estate

calore e l’umore ben temperati, più tosto in buona dose, producono l’abbondanza: tal fu appresso noi l’anno 1728. umidissimo, e senza dubbio il più caldo che vi sia stato dopo un mezzo secolo. Da questi due elementi dipende la prodigiosa fertilità delle Antille, e generalmente della Zona torrida; eccetto che in qualche parte l’eccesso del calore e dell’umido porta la putrefazione.

92. Il freddo coll’umido è peggio di tutto: questa combinazione d’umido e freddo è quella che sembra regnare negli anni correnti, ne’ quali appena si conosce l’estate, salvo qualche ondata di caldo passeggiero come nel presente anno 1774. L’anno 1751. secondo l’osservazione del Sig. Du Hamel, fu umido e freddo in Francia, e perciò sterile in tutti i generi de’ prodotti. L’anno 1753. all’opposto fu caldo e asciutto; il formento che resiste assai al secco, non fece spiche molte, ma belle.

93. Virgilio ha detto: humida solstitia, atque bye mes optate serenas: supponendo le qualità naturali di queste due stagioni, vale a dire il freddo nell’inverno, e il caldo nella state, e da desiderarsi con Virgilio il sereno nel verno, e nella state frequenza di pioggie. Questa frequenza di pioggie si rende sopratutto necessaria nei paesi, ove si semina il maiz o gran turco, come si pratica con eccesso nella nostra Lombardia; questa pianta Africana porta una canna polposa, la quale assorbe una grandissima quantità d’umido, ma ella nol digerirebbe senza un potente calore. Dunque col caldo vorrebbe una buona pioggia ogni settimana, sopra tutto nel mese di Lu-


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    il mal governo di quelli, che si spogliano delle foglie ogni anno senza riposo, si potano barbaramente, e fuori di stagione, e si tormentano in mille guise. Veggasi la sua dissertazione coronata dalla società Patriotica di Milano 1783.