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PAR. I. ART. III. DEL MOTO DIURNO DELLA TERRA.. 21

Ma fi riconoſce ormai, che già da ſecoli tutta l’Atmosfera deve aver concepito queſto moto comune . Tuttavia potrebbe ancora qualche parte di queſto vento ripeterſi dal ritardo prodotto collo ‘ sfregamento dell’aria nell’etere ſuperiore.1. E chi ſa, che tale sfregamento non poſſa infieme eccitare, almeno in parte, l’elettriciſmo aereo, il quale da alcuni altri ( Aîa Lipſi@e 1762 ) vien dedotto dalla frizione, che patiſcono i raggi ſolari nel tragittare l’etere, e l’aria?

Parlando poi del moto diurno, conſiderando la velocita mirabile, can cui ſono rapite le maſſe fluide, e ſolide componenti il Globo terreſtre, ſpezialmente verſo la ſuperfizie, e un poco lungi dai Poli: riflettendo al conato di recedere e sfuggire per la tangente, che quindi debbono concepire, ad onta della gravità che le tiene unite; ſe alcuno quindi voleſſe ripetere l’origine di grandiſſime mutazioni, che fi fanno ſopra e dentro terra, ſarebbe egli tanto allurdo e mal fondato è Da queſta vibrazione non debbono le parti meno coerenti sbatterſi in certa guiſa, polverizzarli, e diſtaccate ſcagliarſi dai recettacoli interni, ai più eſterni, e finalmente nell’Atmosfera?

Se anche tutti gli accennati sbilanci nelle parti del globo foſſero prevenuti dall’eſſer gia da ſecoli affettate dallo ſteſſo moto comune, il quale per altro non toglie, ma genera il conato centrifugo; almeno è da penſare, che eſſendo il corpo della Terra, comunque ſodo ed unito, tuttavia perforato da pori, interſtizj, e meati, per lo più irregolari, a guifa di un cribro, o piuttoſto di un favo di api, o nido d’inſetti,; diffondendoſi per tutti i globi mondani l’etere, benchè ſottiliſſimo e mobiliſfimo, tuttavia corporeo e pieno; nel rotarſì che fanno le parti tutte della Terra, non debbe egli farſlì un perpetuo urto e sfregamento delle parti rotanti fluide o ſolide, nelle parti immobili dell’Etere, non participanti del moto comune, o animate di moti diverſi? E non deve naſcere un non fa che di fimile, come ſe una ruota ſolida, ſcabra; o piena di meati irregalari, fi giraſſe velocemente dentro dell’aqua ſtagnante? E queſta perpetuo urto e sfregamento, oltre il perpetuo trituramento, e polverio, che produrrebbe in tutte le parti del Globo, con eſaltazione delle più ſocwili , non potrebbe egli eſſere l’iſtromento dell’elettriciſmo terreſtre, e


quin-
  1. Oltre ciò, che fi è detto ſul fine dell’Articolo precedente» il Sig. Giorgio Hallcjo (Tranſ. A. 1735 n. 436 ) in aſtra manicca inzegnoſa cerca di moſtrare, che ſenza il moto diurno della Terra da Occidente im Oriente non vi ſarebbe il vento perpetuo della Zon® Torrida, cè ragiona così: Per il calore del Sole» che dirada l’aria dentro i Tropici» non vi ſarcbbe ſe non un Vento di Nord, e di Sud; di qua dalla Linca Nord-oveſt la Mattina Nord-eſt la ſera: di lì datla ſinca S-O, è S-E. Ma poſto it moto della Terra, € combinato colla rarefazione dell’arîa per it calor de) Sole, devono naſcere i venti Altſci, che fi o1fervano, per eſempio il Nord-eſt preſſo il noſtro Tropico . Poichè la circonferenza del Tropico fta a quella dell’Equatore, come 91: 100 incirca . Di tanto dunque è moſſa meno velocemente Faria ſotto il Tropico s!a quale per eſſer inſieme più denſa fi precipita verlo I Equatore . Ivi dunque deve reſtare a dietro, e così produrre il Vento verlo Ponente. Il Vento d’Oveſt fuori de’ Tropici egualmente fi ſpicga-: Poichè l’aria diradata ſotto l’Equatore, ove è animata da maggior velocità per il moto comune, fi ſpande per diſopra ai latiper occupare il luogo abbandonato dall’aria bafſa oltre i Tropici corſa all’Equatote; avendo poi prima maggions velocità quelta conſervando» forma il Vento di Poncute.