Pagina:Tommaseo - Esempi di generosità proposti al popolo italiano, Milano, Agnelli, 1868.djvu/86

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essere vera. E però nel conoscere il vero dal falso, segnatamente laddove si tratti d’aggravare i fratelli, andiam circospetti: non corriamo dietro alla turba degli stolti (stolti ancora più che cattivi) i quali, al sentire cosa che possa far torto altrui, prestano fede subito, e l’abbracciano come lieta novella, quasi che il male sia cosa da consolarsene; quasichè l’accusato non sia un uomo anch’esso, partecipe della natura nostra; onde la vergogna di lui, se non siamo snaturati, viene a essere nostra.


«Ricordati di santificare la festa. Sei dì della settimana lavorerai; il settimo giorno è la festa del Signor Dio tuo. Perchè ne’ sei giorni Dio fece il cielo e la terra e il mare, e tutte le cose che sono in quelli; e al settimo l’opera fu compiuta»

A molti degni usi serve la festa, istituita da Dio per nostro riposo e ammaestramento e conforto. Un riposo, ogni tanto, dalle fatiche e dalle cure ci vuole; che il corpo non venga meno, e non s’accorci la vita, lo spirito non languisca, e nelle sollecitudini mondane e basse non perda della sua altezza e purezza. Che mai sarebbe la vita, sempre occupata a lavorare materialmente, a mettere insieme soldi? Oh che ricco dono, il pensiero della religione, il quale ci innalza sopra le opere e i pensieri servili, ci dona la libertà per un poco, e ci rende tutti uguali davanti all’altare di Dio, anzi più liberi e lieti i più buoni e i più pazienti, che sono assai volte i più poveretti! Che sarebbe del povero, segnatamente in certi paesi, condannato sempre alla fatica dall’avido e duro