Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/150

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138 libro iii.

rire tutte le cose, come a principio, perocchè io sono che tutte le ho date. Risguarda ciascheduna cosa come procedente dal sommo Bene; e però tutte hanno ad essere a me, come a propria origine ritornate.

2. Di me il piccolo, e ’l grande, il povero, e ’l ricco, siccome da viva fontana attingono un’acqua viva: e que’ che volontariamente e liberamente servono a me, riceveranno merto del loro servigio. Ma chi in altro vorrà gloriarsi, che in me, o di qualche privato ben dilettarsi, costui non sarà fermato in vera allegrezza, nè del cuor dilatato, ma e’ sarà anzi in varie guise impedito e angustiato. Niente adunque tu dei a te imputare di bene, nè ad uomo alcuno attribuire virtù; anzi dar tutto a Dio, senza di cui non ha l’uomo niente. Io diedi ogni cosa, e da me voglio che tutto tu abbia; e con tutto rigore richieggo che grazie me ne sieno rendute.

3. Questa è tal verità, dalla quale la vanagloria fia dissipata. E dove sia entrata la grazia celeste, e la vera carità, ivi non sarà invidia nessuna; nè ristrettezza di cuore, nè