Indice:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu

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Tommaso da Kempis, Della imitazione di Cristo , libri quattro tradotti in lingua italiana da un veronese, traduzione di Antonio Cesari, Verona, Erede Merlo, 1815.

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<dc:creator opt:role="aut">Tommaso da Kempis</dc:creator>

<dc:title>Della imitazione di Cristo</dc:title> <dc:publisher>Erede Merlo, Verona</dc:publisher> <dc:date>1815</dc:date>

Pagine dell'edizione

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Note

Guida per i rilettori

Sommario

Frontespizio	i

Al divoto lettore	iii

Libro I.	1

I. Della imitazione di Cristo, e del disprezzo delle vanità del mondo.	1

II. Del sentire bassamente di sè.	4

III. Della Dottrina della verità.	6

IV. Della discrezione nell’operare.	10

V. Della lettura delle sante Scritture.	11

VI. Degli appetiti disordinati.	13

VII. Del fuggire la vana speranza, e la superbia.	14

VIII. Del fuggire la troppa dimestichezza.	16

IX. Dell’obbedienza, e della soggezione.	17

X. Del fuggire il soverchio parlare.	18

XI. Dell’acquistar la pace, e dello studio di profittare.	20

XII. Dell’utile delle avversità.	23

XIII. Del resistere alle tentazioni.	24

XIV. Del vietare i giudizi temerari.	29

XV. Delle opere fatte per amore.	30

XVI. Del sofferire i difetti degli altri.	32

XVII. Della vita monastica.	34

XVIII. Degli esempi de’ santi Padri.	35

XIX. Degli esercizi del buon Religioso.	39

XX. Dell’amore alla solitudine, ed al silenzio.	43

XXI. Della compunzione del cuore.	48

XXII. Della considerazione dell’umana miseria.	51

XXIII. Della meditazione della morte.	55

XXIV. Del Giudizio, e delle pene de’ peccatori.	60

XXV. Della fervente emendazione di tutta la vita.	65

Libro II.	73

I. Dell’interna conversazione.	73

II. Dell’umile sommessione.	78

III. Dell’uomo dabbene e pacifico.	79

IV. Della pura mente, e della semplice intenzione.	81

V. Della propria considerazione.	83

VI. Della letizia della buona coscienza.	85

VII. Dell’amore di Gesù sopra tutte le cose.	87

VIII. Della familiare amicizia di Gesù.	89

IX. Della privazione d’ogni conforto.	92

X. Della gratitudine per la grazia di Dio.	97

XI. De’ pochi amatori della croce di Gesù.	100

XII. Della strada regia della santa Croce.	103

Libro III.	113

I. Dell’interno parlare di Cristo all’anima fedele.	113

II. Che la verità parla dentro senza strepito di parole.	115

III. Che le parole di Dio si debbono ascoltare con umiltà; e che molti non le apprezzano.	117

IV. Che si dee vivere in verità ed umiltà alla presenza di Dio.	121

V. Dell’effetto maraviglioso dell’amore divino.	124

VI. Della prova del vero amatore.	128

VII. Dell’occultar la grazia sotto la custodia dell’umiltà.	131

VIII. Della bassa estimazion di se stesso negli occhi di Dio.	135

IX. Che tutte le cose si hanno da riferire in Dio, siccome in ultimo fine.	137

X. Che disprezzato il mondo, è dolce cosa servire a Dio.	139

XI. Che i desiderj del cuore si debbono esaminare e ponderare.	142

XII. Dell’ammaestramento alla pazienza, e del combattere contro le concupiscenze.	144

XIII. Dell’obbedienza dell’umile soggetto ad esempio di Gesù Cristo.	147

XIV. Del considerare gli occulti giudizi di Dio, per non insuperbire nel bene.	149

XV. Come dobbiamo reggerci, e che dire in ogni cosa desiderabile.	152

XVI. Che il vero conforto è da cercare in Dio solamente.	154

XVII. Che ogni sollecitudine si dee mettere in Dio.	156

XVIII. Che le temporali calamità si debbono tollerare con quieto animo ad esempio di Cristo.	158

XIX. Della sofferenza delle ingiurie; e chi sia provato vero paziente.	160

XX. Della confessione della propria infermità, e delle miserie di questa vita.	163

XXI. Che l’uomo dee riposarsi in Dio sopra ogni bene e ogni dono.	166

XXII. Della ricordanza de’ molteplici benefizi di Dio.	170

XXIII. Di quattro cose, che apportano somma pace.	174

XXIV. Dello schivare le curiose ricerche dell’altrui vita.	177

XXV. In che stia la ferma pace del cuore, e ’l vero profitto.	179

XXVI. Dell’altezza d’una mente libera, che meglio s’impetra per l’umile orazione, che per la lezione.	181

XXVII. Che l’amor proprio grandissimamente ritarda dal sommo bene.	183

XXVIII. Contro le lingue de’ detrattori.	186

XXIX. Come, premendoci la tribolazione, sia da invocar Dio, e benedirlo.	187

XXX. Del domandare l’ajuto divino, e della fiducia di ricoverare la grazia.	189

XXXI. Del disprezzar ogni creatura per poter trovare il Creatore.	193

XXXII. Del rinnegamento di sè, e del rigettare ogni cupidità.	196

XXXIII. Dell’incostanza del cuore, e della finale intenzione da avere a Dio.	198

XXXIV. Che ad un amante sopra tutte, ed in tutte le cose sa buono Iddio.	200

XXXV. Che non ci è sicurezza da tentazione in questa vita.	202

XXXVI. Contra i vani giudizi degli uomini.	205

XXXVII. Della pura e intera rassegnazione di sè, per ottenere la libertà del cuore.	207

XXXVIII. Del reggersi bene nelle cose esterne, e del ricorrere a Dio ne’ pericoli.	209

XXXIX. Che l’uomo non sia affannoso nelle faccende.	211

XL. Che l’uomo non ha da sè alcun bene, e di niente si può gloriare.	212

XLI. Del disprezzo d’ogni onor temporale.	215

XLII. Che la pace non è da riporre negli uomini.	216

XLIII. Contro la vana, e mondana scienza.	218

XLIV. Del non tirare a sè le cose esteriori.	220

XLV. Che non si dee credere a tutti: e del trascorrere facilmente nelle parole.	221

XLVI. Della fiducia che si dee avere in Dio, quando siamo punti con parole.	225

XLVII. Che tutte le gravezze sono da tollerare per la vita eterna.	229

XLVIII. Del giorno dell’eternità, e delle angosce di questa vita.	231

XLIX. Del desiderare l’eterna vita; e quanti beni sieno promessi a’ combattenti.	235

L. Come l’uomo desolato si debba offerire nelle mani di Dio.	241

LI. Che noi dobbiamo adoperarci nelle opere minime, quando manchiamo nelle maggiori.	246

LII. Che l’uomo non si tenga degno di consolazione; anzi piuttosto meritevole di castigo.	247

LIII. Che la grazia di Dio non si mescola col gusto delle cose terrene.	250

LIV. De’ diversi movimenti della Natura, e della Grazia.	252

LV. Della corruzione della natura, e della efficacia della Grazia divina.	258

LVI. Che noi dobbiamo rinnegar noi medesimi, e imitar Cristo per mezzo della croce.	263

LVII. Che l’uomo non si avvilisca soverchiamente, quando sdrucciola in qualche difetto.	266

LVIII. Del non dover ricercare delle cose troppo alte, e degli occulti giudizi di Dio.	268

LIX. Che ogni speranza e fiducia si dee collocare nel solo Dio.	275

Libro IV.	278

I. Con quanta riverenza si debba ricevere Cristo.	279

II. Che grande bontà ed amore si usa all’uomo nel Sacramento.	287

III. Come sia utile lo spesso comunicarsi.	291

IV. Che molti beni sono dati a coloro, che si comunicano divotamente.	295

V. Della dignità del Sacramento, e del grado Sacerdotale.	299

VI. Preghiera intorno all’esercizio prima della Comunione.	302

VII. Del disaminare la propria coscienza, e del proposito dell’emenda.	303

VIII. Dell’oblazione di Cristo in Croce, e della propria rassegnazione.	306

IX. Che noi dobbiamo offerire noi stessi, ed ogni nostra cosa a Dio, e per tutti pregare.	308

X. Che la sacra Comunione non è da lasciar di leggieri.	312

XI. Che il corpo di Cristo, e la sacra Scrittura sono grandissimamente necessari all’anima fedele.	317

XII. Che con gran diligenza dee prepararsi colui che vuole partecipare di Cristo.	323

XIII. Che l’anima divota deve aspirare con tutto il cuore alla unione con Cristo nel Sacramento.	326

XIV. Del fervente desiderio che alcuni divoti ebbero del corpo di Cristo.	329

XV. Che la grazia della divozione s’acquista con l’umiltà, e con la rinnegazione di se medesimo.	331

XVI. Che noi dobbiamo manifestare a Cristo i nostri bisogni, e pregarlo della sua grazia.	334

XVII. Dell’ardente amore, e affettuoso desiderio di ricevere Cristo.	336

XVIII. Che l’uomo non sia curioso investigatore del Sacramento; anzi umile imitatore di Cristo, sottomettendo alla santa fede il suo giudizio.	340