Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/232

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220 libro iii.

tutto, che studiando in sottili speculazioni. Ma io ad alcuni parlo cose comuni, ad altri speciali. Ad alcuni mi manifesto per piana maniera in segni e in figure, a certi altri poi disvelo i miei misteri con molta chiarezza. La favella de’ libri è pur una, ma non tutti ammaestra ad un modo; perciocchè io sono verità, che instruisce di dentro, io ricercatore del cuore, io conoscitor de’ pensieri, io che accendo all’operare, e a ciasche duno quelle cose comparto, che io giudico lor convenire.


CAPO XLIV.


Del non tirare a sè le cose esteriori.


1. Figliuolo, a te si richiede d’essere in molte cose ignorante, e tenerti siccome morto sopra la terra, e come tale, a cui tutto il mondo sia crocifisso. Egli t’è anche mestieri far del sordo a molte altre, e a quelle anzi attendere che montano per la tua pace. T’è più utile voltar gli occhi da ciò, che non ti va a grado, e ciascheduno lasciar pensare a suo