Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/231

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capo xliii. 219

del come servano a me si danno picciol pensiero. Verrà tempo, che si faccia vedere il Maestro de’ maestri Gesù, il Signore degli Angeli, per dover sentir le lezioni di tutti, cioè per disaminar le coscienze di ciascheduno. egli allora cercherà sottilmente Gerusalemme con la lucerna, e le cose nascose saran messe a luce, e le lingue ne’ loro argomenti si ammutiranno.

3. Io sono che l’intelletto umile sollevo in un punto, e della eterna verità gli fo intendere più ragioni, che altri non farebbe dopo dieci anni studiati alla scuola. Io ammaestro altrui senza strepito di parole, senza confusion d’opinioni, senza boria d’onore, senza gare di sillogismi. io, che insegno disprezzar le cose terrene, e sentir noja delle presenti, procurare l’eterne e quelle gustare, schifare gli onori, sofferire gli ostacoli, ogni speranza riporre in me, niente desiderare fuori di me, e me ardentemente amare sopra tutte le cose.

4. Imperciocchè c’è stato un cotale, che amando me intimamente, imparò cose divine, e maravigliose parlava. egli fece più profitto lasciando