Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/330

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318 libro iv.


2. Imperciocchè non potrebbono gli occhi miei sostenere di riguardarti fiso nella tua propria divina chiarezza; anzi nè pur tutto il mondo reggerebbe al fulgor della gloria della tua maestà. In questo adunque tu provvedi alla mia infermità, che nascondi te stesso nel Sacramento. Io ho qui veramente, e adoro colui, il quale gli Angeli adorano in cielo; sebben io mentrecchè vivo, tuttavia in fede, e quegli in visione e senza velame. A me bisogna esser contento di stare nel lume della vera fede, e in quella perseverare infinattanto che il giorno mi nasca dell’eterna chiarezza, e le ombre delle figure dien luogo. Come sia poi venuto quel ch’è perfetto, così cesserà l’uso de’ Sacramenti; poichè a Beati nella gloria celeste non fa alcun bisogno di sacramental medicina; ch’eglino godono senza fine della presenza di Dio, faccia a faccia la gloria di lui contemplando; e trasformati di una in altra chiarezza, nel pelago dell’essenza divina, gustano il Verbo di Dio fatto carne, così come egli fu da principio, e vive in eterno.

3. Ora quando sì fatte meraviglie