Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/331

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capo xi. 319

mi torno a mente, in grave noja mi viene qual che si voglia spirituale consolazione: poichè infinattanto che il Signor mio apertamente non vegga nella sua gloria, io reputo niente tutto quello ch’io veggo e sento nel mondo. Tu mi sei testimonio, o mio Dio, che nessuna cosa non ho che possa darmi conforto, nessuna creatura che vaglia a quietarmi, se non tu solo, mio Dio, il quale io desidero di poter contemplare in eterno. Ma questo non m’è possibile, in mentre che io vivo in questa vita mortale. Però m’è d’uopo dispormi a lunga pazienza, e me stesso a te sottomettere in ogni mio desiderio. Imperocchè anche i tuoi Santi, o Signore, che son già teco beati nel regno de’ cieli, in fede ed in grande pazienza, vivendo essi, aspettavano la manifestazione della tua gloria. Ciò che essi credettero il credo io: ciò che essi sperarono, lo spero io: là dove essi son giunti, porto fidanza di dover io pur giungere, in tua mercè. Camminerò in fede frattanto, dagli esempi incoraggiato de’ Santi. Io avrò i santi libri in conforto, ed in ispecchio di vita: e sopra tutte coteste cose, il santissimo